lunedì 2 gennaio 2012

La forza interiore di Padre Dino Lai

La testimonianza dei Padri dell’Oasi (Opera Assistenza Scarcerati Italiani) della Mercede

Sante Altizio Roma
Padre Dino Lai è come Iron Man. Solo che Iron Man non è sardo. In comune, il religioso e il supereroe,  hanno prima di tutto un cuore bionico e una sorta di passione per le sfide impossibili.

E poi c’è “una” differenza, che “fa” la differenza: padre Dino Lai esiste davvero. E vive a Firenze, periferia sud, in un luogo chiamato Oasi, anche se di esotico ha ben poco. “Il mio cuore non è bionico, è solo stato rimesso a nuovo dopo un infarto qualche anno fa – precisa Lino sorridendo – ma adesso … bhè adesso voglio proprio vedere chi mi ammazza !”.

Dino ha superato i 70 anni già da un po’, ma la maggior parte degli ultimi 50, li ha trascorsi in via Accursio 19 dove da 25 anni ha sede l’OASI Mercede. OASI è l’acronimo di Opera Assistenza Scarcerati Italiani.

“Negli anni 50 agli ex detenuti non ci pensava ancora nessuno. Abbiamo iniziato a pensarci noi”. Dietro quel “noi” ci sono i Padri Mercedari, un’ordine religioso antico come le crociate, fondato da un cavaliere spagnolo Pedro Nolasco. Lui e suoi primi seguaci si erano dati un compito: riscattare in terra musulmana i cristiani catturati in battaglia e resi schiavi.

Un mestieraccio. Che nessun altro voleva fare. Quasi una “mission impossibile”, roba da supereroe. “E’ vero. Ma è nel nostro dna. E quindi quando abbiamo aperto una comunità qui abbiamo iniziato a occuparci di detenuti scarcerati. E a firmare la prima convenzioni con il Comune di Firenze sono stato io”. L’accento sardo di Dino è marcato, mezzo secolo di Arno non hanno smussato le doppie dure, ma il sorriso, che lo accompagna quasi sempre, quello … è morbido.
L’OASI ha compiuto 25 anni il 2 dicembre. L’hanno celebrata gli ospiti di oggi, quelli di ieri, operatori sociali,  giudici minorili, autorità cittadine. Una mezza giornata insieme nella Parrocchia si San Leone Magno.


“Volevamo farci gli auguri. Tutti insieme. Un quarto di secolo accanto a chi ha bisogno è giusto festeggiarlo”. Come dargli torto? Se volete capire cos’è l’OASi oggi, a 25 anni dalla sua fondazione, dovete fermarvi a pranzo. O a cena.  Non è difficile, basta un colpo di telefono. “L’OASI è un luogo aperto. Aggiungere un posto a tavola per chi ci vuole conoscere sarà per noi un piacere”.

In via Accursio vivono una settantina di persone. Quelli più avanti negli anni sono ex detenuti, e sono quasi tutti italiani. Saranno una trentina, Poi ci sono i ragazzi. Da 13-14 anni, fino ai 18. Sono tutti stranieri. “Tutti minori non accompagnati” precisa Dino. Ovvero, si tratta di ragazzi arrivati illegalmente in Italia senza genitori, tutori e affini. Soli.

E arrivano quasi tutti dal nord Africa e dall’est Europa. Ognuno di loro è una storia complicata, di quelle che mettono i brividi o costringono alle lacrime. Spesso tutte e due le cose insieme. Ma osservarli a tavola è uno spettacolo. C’è aria di famiglia all’OASI e l’Iron Man di Sardegna ha l’aria del capofamiglia.

Accanto a lui un piccolissimo esercito di educatori, i fratelli maggiori. E così, il quadro è quasi completo.
“Noi non possiamo sostituire una famiglia, la loro famiglia. Siamo un’oasi nella quale si possono fermare un po’. Offriamo a questi ragazzi, che arrivano qui precipitati da una guerra o dalla miseria, un rifugio”. Già, perché se questa è un’oasi, fuori da quelle porta c’è la giungla.
E allora li si manda a scuola, si risolvono le questioni burocratiche, si affrontano le grane penali. “Si fa ciò che ogni genitore farebbe per un figlio che attraversa un brutto momento”.

Padre Dino Lai ha due sogni. Il primo è che Firenze diventi ancora più accogliente. “A volte mi sembra che la città non capisca bene cosa succede qui da noi. Invece è importante incontrarsi e comprendersi a fondo. Tra questi ragazzi ci sono molti cittadini di Firenze di domani”.

E il secondo? “Che coloro che hanno passato del tempo qui, non si dimentichino mai da dove arrivano. E che facciano qualcosa per coloro che domani arriveranno. Soli, impauriti, affamati. Come loro un tempo”. I sogni sono fatti per essere realizzati.

L'articolo su Vaticaninsider

1 commento:

  1. Un caro saluto a tutto il Centro OASI e al poderoso direttore di cui ho potuto apprezzare spessore umano e morale.

    Buon 2012 e buon proseguimento.

    Francesco Cuccuini
    (www.francescocuccuini.com)

    RispondiElimina